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Sincronicità

    « libera nos a malo »

    Ospedale militare per autolesionisti del corpo d’Armata di Ancona


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    Reperto n 18


    18 Fotografie originali del 1917-18 su carta: emulsione, preparata con bromuro di cadmio, nitrato d’argento e gelatina. Misure: 17 foto 12 cm x 9 cm, 1 foto 9 cm x 6 cm

    Ordine del giorno 18 maggio 1916

    1 Testo originale dattiloscritto del 8 maggio 1916 con ordine del giorno riguardo tre fuggitivi. Diserzione. Firmato Riccieri *

    Condizioni

    1) Casualità della rigenerazione. Elementi collocati in un circuito RC dove la costante di tempo esprime una supposta misura, quella del tempo di risposta, originato dal circuito. Questa è una metafora necessaria a narrare anche del suo inverso, un tempo proporzionale alla frequenza di degrado e scomparsa degli elementi. Costruiti per fissare un tempo, una condizione, un significato che si mantenesse a futura memoria, gli scatti fotografici sono degradati dal tempo e dalle condizioni atmosferiche alle quali sono stati esposti. Inizialmente umidità, poi raggi[1] diretti e pioggia, con conseguente depauperamento di informazioni.

    2) Processo morfogenetico. Le fotografie, riportano dettagli di ferite, specifiche lesioni in soldati ricoverati presso l’Ospedale militare per autolesionisti del corpo d’Armata di Ancona. Il medium, attraverso un processo di degrado temporale e ambientale, assume una condizione simile al tema che rappresenta. Avviene così in ogni fotografia una descrizione e una immedesimazione del contenuto in sé stessa di sé stessa. Ogni fotografia, nel suo compito di narrare della classificazione di strazi piaghe e afflizioni di quel 1918, espone anche il proprio continuo mutarsi in scaglie, schegge, polvere, mostrando così anche le proprie ferite, le proprie lesioni. Nell’oggetto il processo di degrado riduce progressivamente la chiarezza e quindi l’univocità del messaggio. Diminuisce la quantità di informazione e aumenta l’entropia.

    3) Mettere in correlazione con una narrazione, una macchinazione, un progetto, un’operazione, due scelte: l’atto di autolesionismo e la diserzione.

    Le motivazioni che hanno portato dei soldati ad infiggersi una ferita come anche per chi ha scelto la diserzione, sono un tentativo di sopravvivere alla morte in combattimento ma anche la sofferenza di gravi mutilazioni.

    I due metodi per sfuggire al pericolo e alla morte sono il frutto di valutazioni in merito alle conseguenze che tali scelte avrebbero avuto.

    Per gli autolesionisti vi è una prima indicazione di carattere culturale, ovvero si tratta di persone con un basso grado di scolarizzazione, per la maggior parte contadini, che subivano psicologicamente un grave senso di colpa dovuto alla pesante influenza dell’idea di “senso del dovere”, obbligo, compito, “senso dell’onore”, tradimento dell’amor patrio, l’esaltazione dell’eroismo sacrificale. Questo forte condizionamento non gli permetteva di considerare la diserzione come soluzione del problema. Le conseguenze poi di una ritorsione verso i propri familiari rendevano impossibile una presa di posizione esplicita di rifiuto nei confronti del compito di combattere. Il sotterfugio, la simulazione, seppur traumatica evitava loro uno strappo netto con le istituzioni sociali.

    Per chi invece sceglie la fuga, quando questa non è una diserzione in grande scala (come ad es. la rotta di Caporetto), trae spesso motivazioni nel maggior grado di istruzione e in una più strutturata coscienza politica che contiene in sé gli anticorpi rispetto al condizionamento di assoggettamento nei confronti delle autorità. Un approccio critico verso le regole del sistema legale e politico-amministrativo nazionali consentivano di scegliere e progettare un futuro diverso anche per chi, nella propria famiglia, sarebbe poi incorso nelle sanzioni della legge, magari attraverso l’emigrazione in altro paese.

    Progetto modale

    Progetto 1a

    Su lastre in plexiglass sono previsti 18 alloggiamenti che conterranno le 18 foto, 17 riportano arti traumatizzati, una il gruppo dei ricoverati. Ogni lastra da 3 mm di spessore alloggerà 3 foto. Il foglio dattiloscritto del 1916 sarà disposto in una teca.

    Progetto 1b

    Alle ombre del passato, alle tracce della memoria che sopravvivono, alle mutazioni delle concezioni, mi rivolgo. Queste vorrebbero essere le chiare riflessioni a un dilemma. Un progetto interessato all’omeostasi, al tentativo di porre l’insieme in un modo ordinato, avendo cura dei sottosistemi che lo compongono. Un progetto che tenta di predisporre una rete di sistemi di controllo, il cui intervento concatenato si propone di regolare il portato di significante così da essere vitale e necessario. In questo modo voglio conservare l’immanenza di esperienze che la storia ci ha restituito, indipendentemente dalle modificazioni del tempo che lo hanno reso un di cui estraneo.

    Il materiale così inteso è definito “del giudizio” e consiste in;

    1. una copia del documento dattiloscritto del 8 maggio 1916 con ordine del giorno riguardo tre militari scomparsi, il contenuto sviluppa e stigmatizza il caso come diserzione.
    2. una copia delle 17 foto provenienti dall’Ospedale militare per autolesionisti del corpo d’Armata di Ancona che riporta i traumi che si suppongono auto inferti.

    Consegnato poi alle ombre del passato, alle tracce della memoria che sopravvivono, alle mutazioni delle concezioni, si starà in attesa, sospesi sul vertice. Raggiunta l’epoché, la sospensione del giudizio quale atto libero, sarà percepibile il giudice e il giudicato, il tempo storico che li contiene, le scelte che percorrono strade assegnate, calamitate dalla necessità.

    Elementi della sospensione

    Rappresentate nel contenuto dei materiali: diserzione e autolesionismo. Venti giudizi affidati alla memoria, tre casi di diserzione e diciassette casi di autolesionismo, i giudizi che inevitabilmente nasceranno in risposta e che saranno rigenerati nella sua nuova sensibilità.

    *


    La scelta

    Avete un commento, una riflessione sui casi trattati? Un giudizio in merito? Una tale scelta è condivisibile o no?

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