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Sulle teorie ototopiche

    Ripercorrendo le fasi storiche siamo assaliti da un sentimento di frustrazione dovuto alla convinzione che davanti a noi, immanente, pronta ad affermarsi, vi sia la mancanza di conclusione, di termine, di definizione del senso ricercato in ogni istante nella storia.
    Per le teorie ototopiche l’apprendimento è un processo ubiquo che trae origine dal bisogno di conoscere i percorsi stocastici dalle intuizioni coassiali (e di destrutturazione sistemica) del percorso storico, implicito nell’interazione io/ambivalente, e viene studiato come fatto “olistico”, globale e collaterale, analizzando i cambiamenti che avvengono nelle suture che si formano nelle lacerazioni cognitive del soggetto e nella sua personalità.
    Nel rapporto fra motivazione ed apprendimento ototopico incidono numerosi fattori capaci di condizionare il successo dell’apprendimento. Esponenti di spicco: Saverio Baltieri, Mister Crick e Quirino Fulcanelli.

    Perché mettere in discussione il tempo?

    Lo scopo del progetto è quello di produrre un breviario del fare ototopico al fine di testare teoricamente e praticamente tutte le frontiere che affrontiamo quotidianamente e con cui abbiamo a che fare con, all’interno delle nostre pratiche, e in particolare tra le nostre pratiche proiettive coassiali. Quindi, si tratta di fare un laboratorio che genera radicali pratiche ototopiche, sia teoriche che politiche. Ubiquità, scarto, simulazione della conoscenza e riverbero ambientale: quali relazioni? Lo sviluppo ototopico prevede una gestione relazionale ed emozionale di tipo coassiale stocastica dalla quale un individuo non può prescindere. A tutti gli effetti la necessaria ubiquità del contesto ambientale di riferimento.

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    Différance!

    Del ricorrere alla melanconia è uso diffuso e sottaciuto

    Il rapporto che intercorre tra gli esseri senzienti e l’ambiente implica presenze modali di melanconia. In tutta la storia dell’evoluzione della specie dei licosombrani stecidi è assodata una certa ricorrenza della melanconia tanto che ritroviamo una corrispondenza viva in quanto, se si prendono in considerazione i processi di sviluppo biologico che secondo il modello darwiniano ora superato, gli organismi si intendono influenzati dalla realtà circostante, questa concezione superata dalla teoria ototopica la misura in cui essi sono il loro stesso limite.
    I livelli di affrancamento ototopico che nella dinamica biologica sono rappresentati ridefiniscono costantemente la realtà ambientale circostante intesa come realtà ubiqua-polimorfa: il linguaggio parossistico laterale, ad esempio, è fondamentale nello sviluppo cognitivo di un individuo integralmente ototopico.

    Baltieri Mr. Crick e Fulcanelli

    Baltieri, studioso di egostemologia generativa, analizza i processi mentali che sottendono i comportamenti ototopici e introduce il concetto che “l’ototogenesi ripete la fisiotopicologenesi” ovvero lo sviluppo della sinestesia ricorsiva.
    Baltieri introduce la in teorema dell’atemporalità del tempo storico. Afferma l’assenza di direzione nell’orizzonte degli eventi. La storia come esperienza cognitiva si dispone in concetti dalle strutture modali ricorsive.
    I sistemi ototopici contengono schemi tattici del pensiero necessari ad elaborare informazioni sensoriali e percettive.
    Espone il Baltieri: “Ed è necessario un approccio ototopico anche nel definire un soggetto “umano”. Qual è, in questa visione, un soggetto umano? Un soggetto umano è un replicante, un assuntore di ego, un accumulatore di aspetti di sè, o niente di tutto questo? Questa distanza dal modello ototopico è la chiara e rigorosa definizione che oggi possiamo dare di ciò che è un essere “umano”. [Ricorsivo]. Qui è una cosa da considerare. L’uomo Ototopico ha scelto per il suo stato ricorsivo una vista malleabile dell’essere “umano”. Questa situazione non è davvero un problema, perché gli esseri “umani” convintamente ototopici sono in grado di adattarsi facilmente ai cambiamenti psico-sensoriali. Infatti gli esseri ototopici vivono anche in assenza di sensi di colpa di commozioni più o meno indotte, di immanenti pericoli virtuali. Si può essere un ototopico, anche ricorsivo quali che siano le offerte della società.”
    “Questi (gli ototopici) sono in grado di sentirsi convintamente ototopici, unica e sola vera specie”, afferma Mister Crick: “Abbiamo impiegato tutta la nostra esistenza all’adattamento. Adesso dovremo adattarci a questa nuova evoluzione. Saremo così in grado di far fronte ai cambiamenti climatici che si manifestano incalzanti e imprevedibili intorno a noi”.
    “Non sarà risolvibile con programmi di ingegneria genetica.” continua il Baltieri: “Solo il fattore ototopico può risolvere la crisi di futuribile che la gente sente mancare”.

    Linee guida

    Il Baltieri formula alcune ipotesi:
    a) continuità tra adattamento ricorsivo, adattamento ubiquo ed adattamento stocastico;
    b) apprendimento inteso come morfismo dinamico tra processi di simulazione e processi di fraintendimento;
    c) prevalere di processi ubiqui nelle attività comunicative volte processi di assimilazione nelle attività di rispecchiamento
    Mister Crick studia la logica ototopico-formale ed il suo rapporto con la genesi dello sviluppo ototopico.
    I metodi adottati da Mister Crick si identificano con:
    • Il “metodo dell’osservazione sistematica dei sentimenti atmosferici applicati sperimentalmente”
    • Il “metodo ototopico” ovvero il porre il soggetto in situazione “stocastico coassiale”
    • Il “colloquio ubiquo”
    Le opere di Fulcanelli offrono occasioni feconde per l’esplorazione del nostro lato paracletico. Il Fulcanelli dà ampio spazio alle vulture degli abissi inferiori: vale per le crisi improvvise da astenia dovuta alla mancanza di rispecchiamento, come vale per gli altri periodi di mancato controllo; vale per il Fulcanelli stesso nelle ipotesi modali e nelle urlazioni coassiali, di contaminazione dell’intendimento.

    Le cose dette fin qui, e molte di quelle che dianzi scrissi parlando dell’azione ototopica riceverebbero maggior lume, se fossi disceso a rilevar con esempi gli errori che sì spesso veggonsi commessi dai nostri emulatori, o dilettanti, o di mestiere.

    Quirino Fulcanelli, “Una parola sull’azione ototopica”, 1995