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Dissipazione di un’identità

    Roma maggio 2011, in viale di Trastevere, nei pressi dell’angolo con via Carlo Tavolacci, proprio sotto il Palazzo degli Esami si sistema una persona.
    Ha con sé una borsa di tela rossa con vestiti di varia foggia, uno zaino azzurro con coperte e teli, alcune buste colorate. Una lattina di metallo, una bottiglia in plastica e una confezione di latte, due bicchieri in plastica. Una piccola radio con le cuffie.
    Passa le sue giornate seduto per la maggior parte del tempo, gambe incrociate, mani sulle ginocchia, sguardo che segue i passanti. Quando poi si stanca di mantenere quella posizione si sdraia sulla coperta distesa e con ordine sistema gli oggetti che lo assistono.

    Si alza in piedi e controlla intorno le sue cose disposte con cura. Raccoglie gli oggetti più preziosi: il mazzo di chiavi avvolte da una cinta rossa, la piccola radio con le cuffie, il bicchiere con il caffè solubile e si incammina diretto verso mete misteriose. Pieno di volontà risolutive e di proponimenti assoluti procede e, senza esitare, scavalca le regole stradali e gli sguardi indagatori delle figure oltre le vetrofanie dei negozi. Si ferma all’improvviso quando di fronte gli si para minaccioso e possente il suo aggressore, il suo denigratore, il suo aguzzino, il suo inquieto buio. È questo un fatto privato, non ci è consentito conoscere quel male urlante che appare bruscamente dal muto scenario del mondo.
    Pronto alla sfida si carica e inizia a scandire la magica sequenza di suoni che lo rende sempre più forte. Il corpo accompagna l’esplosiva declamazione della magica sequenza, è un crescendo.
    Osserva la strada di fronte a lui, osserva le automobili parcheggiate e il traffico che scorre continuo. Osserva le persone che passano davanti, non tenta un approccio, una richiesta di aiuto, si limita ad osservare. Quando un passante gli fa un’offerta, lui ringrazia con un sorriso. Il tempo passa e lui, seduto osserva il mondo lì davanti, talvolta indossa la cuffia e ascolta la piccola radio a pile ritmando con la testa e il corpo la musica diffusa.

    Accade poi che quel momento, il movimento rimato del corpo si accentua e la mimica inizia a mutare forse in risposta alla provocazione di un qualche interlocutore a noi non visibile, ma per lui tanto presente quanto minaccioso. Una sfida oscura, particolare, di fronte a lui, sorta dallo nello scenario del quotidiano.
    Il duello con le ombre è iniziato. Un accenno di frase, un tentativo di domanda inizialmente sommessa quasi recitata a mo’ di rituale lascia rapidamente il posto ad una serie di parole chiare ma di una lingua incomprensibile che con repentina progressione ripetute senza pause espresse ad un volume sempre più alto fino a sfociare nella frase urlata, reiterata per circa un quarto d’ora, scandita con ferma e lucida disperazione.

    Roma 7 luglio 2011, ordinati e ben disposti gli oggetti delimitano una piccola area di marciapiede scenario di una sopravvivenza che fino ad oggi si è manifestata circondata di indifferenza. Oggi gli oggetti ben disposti sono però soli. L”assenza dell’uomo è adesso una certezza. Nella giornata precedente poteva ipotizzarsi una peregrinazione più lunga tra i vicoli del quartiere ma oggi la presenza di tutti quegli oggetti che rappresentano una vita, disposti esattamente come il giorno prima, denunciano una scomparsa.

    Roma 10 luglio 2011, gli oggetti sono ancora lì, disposti con un ordine oramai precario, provato dal vento e dalla pioggia che si manifesta con la forza dei temporali estivi. L’acqua penetra tra i cartoni, le coperte gli zaini pieni di povere cose.

    L’INTERVENTO

    Image

    A4

    Roma 28 luglio 2011
    Preparo un cartello formato a4 dove impagino una frase di Seneca:

    “Piccola è la porzione di vita che viviamo”. Infatti tutto lo spazio rimanente non è vita, ma tempo. Seneca
    “The part of life we really live is small”. For all the rest of existence is not life, but merely time. Seneca

    sotto inserisco una foto dell’uomo
    e a seguire tre righe di testo:

    MISSING

    Have you seen?

    Last Seen: 10/7/201

    Ne stampo 5 e li colloco sul muro del Palazzo degli Esami esattamente in corrispondenza e subito dopo il gruppo di oggetti rimasti.
    Fotografo quel gruppo di oggetti per descrivere la situazione al momento della collocazione dei cartelli.

    P1000828

    Immagine 1 di 11

    Roma 29 luglio 2011, alcuni passanti si soffermano a leggere i cartelli e talvolta notano la corrispondenza tra l’immagine dove alcuni oggetti rappresentati si ritrovano ancora nel cumulo presente sul marciapiede.

    P1000841

    Immagine 1 di 9

    Roma 30 luglio 2011, gli oggetti sul marciapiede continuano a ridursi, il cumulo è compatto e ha perso tutte le caratteristiche dell’inizio, la composizione ordinata e funzionale ad una sosta. I cartelli continuano a interessare diversi passanti alcuni dei quali, dopo la lettura guardano intorno, forse come a voler tentare un accenno di ricerca.

    Roma 31 luglio 2011, il cumulo è stato definitivamente eliminato.

    Roma 1 agosto 2011, durante la giornata precedente è stato aggiunto un messaggio sul cartello all’altezza del cumulo oramai ridotto a poche cose. Il testo riporta:

    Se avete notizie chiamate il… segue numero telefonico … GRAZIE
    e in basso
    CHI È
    CHE CERCA
    SILVESTER?
    LASCIARE
    MESSAGGIO

    Chi ha deciso di apporre questi testi condivide la domanda del cartello e, molto probabilmente, conosce l’uomo che adesso ha un nome: Silvester. Non so se questo messaggio ha avuto qualche esito, se qualcuno a chiamato quel numero.

    P1000860

    Immagine 4 di 4

    Roma 5 agosto 2011, alcuni dei cartelli sono stati strappati, ne rimangono due.

    P1000862

    Immagine 1 di 4

    Roma 6 agosto 2011, uno dopo l’altro i cartelli sono stati staccati, ora non rimane più nulla, la dissipazione di una storia è completa, la strada continua a raccogliere depositi di speranze scartate. Solo echi per chi ha il tempo di soffermarsi ad ascoltare, tra i rumori e traiettorie di futuro in attesa.

    Dissipated Identity

    Aleatòrio

    agg. [dal lat. aleatorius, der. di alea «gioco di dadi»]. – Rischioso, incerto: esito a., lavoro a., impresa aleatoria. In diritto, contratto a., contratto in cui il valore della prestazione o controprestazione dipende da un fattore d’incertezza, che si può risolvere a vantaggio dell’una o dell’altra parte, caratterizzato pertanto dall’assunzione del rischio come elemento determinatore dell’oggetto (ne sono tipici esempî i contratti di assicurazione, di rendita vitalizia, di gioco e scommessa). Nel calcolo delle probabilità è sinon. di casuale o stocasticovariabile o numero a.; processo a. o stocastico, modello matematico impiegato per studiare l’evolversi nel tempo dei fenomeni dipendenti da fattori casuali, per es. nei problemi delle assicurazioni, nella descrizione del comportamento delle particelle, ecc.
    (da Treccani, Vocabolario on line)

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