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Preserviamoci

    Realizzato nel maggio del 1995 era composto da un raccoglitore in legno di provette con inserite 17 provette in vetro, manufatti risalenti a fine ‘800, ogni provetta alta c.a 30 cm.
    Conteneva frammenti di vetro e sangue arterioso estratto con auto-prelievo. Il quantitativo di sangue, circa 3 siringhe da 10 cc., è stato distribuito nelle 17 provette, sui frammenti di vetro.

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    Let’s preserve

    Made in May 1995, it consisted of a wooden binder with 17 glass test tubes inserted. The materials were from the late 19th century. Each test tube was approximately 30 cm tall.

    Contents of each test tube: glass fragments and arterial blood extracted by self-sampling. The amount of blood, about 3 syringes of 10 cc, was distributed in the 17 test tubes, on the glass fragments.

    Contenuti del catalogo

    E come spiega egli il Ramazzini il fenomeno accompagnante quell’infermità, e cioè l esacerbazione febbrile vespertina, ed il torpore di forze notturno seguito da minor febbre, e da accrescimento di forze nel vegnente mattino? In questo modo: che dichinando il sole verso l’orizzonte, e seco traendo gli spiriti volatili per l’aere dispersi, gli spiriti vitali del sangue si condensano per opera d’un acido coagulante: onde il torpore in tutte le funzioni: i quali spiriti poi del sangue vengono da’ raggi mattutini del sole disciolti, non altrimenti di quello accade allorquando pel freddo, e pel gelo s’arresta nel verno il corso dell’acqua, il quale pel calore del sopravvenuto sole si rinnovella.

    Memorie della Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, Tomo 1, Bologna, 1850

    Contenuti del catalogo

    L’associazione culturale Politecnico XX Arte, promuove ed organizza la Mostra collettiva d’arte contemporanea “PRESERVIAMOCI” ispirata al tema del Condom e rivolta all’informazione, prevenzione e lotta all’AIDS. una Mostra tematica, affrontata dai curatori e dagli artisti con taglio propositivo, mirando al coinvolgimento di quanto più pubblico possibile, di diverse appartenenze – sociali, culturali. generazionali – affinché alla parola PROFILATTICO nessuno abbassi più la voce, né metta veti o si scandalizzi né arrossisca (o non sappia dove e a chi…….
    Coordinamento: Associazione Culturale Politecnico XX Arte
    Cura critica: Barbara Martuscello
    Organizzazione: M. Rita Bassano – Dalil Belkhoudir
    Relazioni pubbliche e pubblicità: Anna Anglani per Condomania
    Hanno collaborato alla manifestazione: Associazione A.N.L.A.I.D.S. di Roma, Circolo Mario Mieli, Associazione Culturale Autori/ Messa
    Galleria Dakota, Roma

    Il Politecnico XX Arte
    Giovanna De Sanctis

    Associazione Culturale Il Polítecníco XX Arte ha volentieri organizzato e promosso la Mostra PRESERVIAMOCI, la cui cura critica é stata affidata a Barbara Martusciello, chiamando una vasta schiera di artisti a testimoniare, perla prima volta a Roma, su un tema di indubbia e dirompente attualità.
    Perché l’arte su un tema apparentemente così lontano? Perché gli artisti e le loro opere, veicolo di attenzione ad una problematica ancora cosi stravolta ed occultata da tabù e disinformazione?
    È un azzardo ed una sfida che abbiamo ritenuto necessario sostenere insieme a tutti coloro che vi hanno partecipato e lavorato.
    Gli artisti debbono confrontarsi con grandi temi del mondo, testimoniare su di essi con la loro presenza ed il loro autonomo segno, con una tangenza disinvolta, migrante e polimorfa, che è nello spirito del tempo, lontanissimo dalle gabbie dei vecchi contenutismi ideologizzanti.
    La mostra rientra nei recenti esperimenti fuori circuito, poiché è ospitata in un luogo non deputato. Anche questo per noi non è un fatto casuale, ma ha un importante significato.
    L’arte non deve temere di uscire dai luoghi protetti dalla ritualizzazione sacralizzante che ne garantisce la separatezza aristocratica. Gli artisti debbono creare una diffusa fermentazione batterica; muffe, superfetazioni e contaminazioni, invadere altri luoghi, entrare nel labirinto metropolitano, offrirsi con altri riti ad un altro pubblico che non è il pubblico dell’arte e non sosta nei luoghi dell’arte.
    L’artista deve stanare l’altro pubblico, la massa metropolitana annegata e sopraffatta dal rumore delle immagini, deve accettare la sfida di adescarne lo sguardo per mirarlo a quell’altrove che é l’arte.
    Anche se il rischio può essere mortale, riteniamo questa sfida inevitabile ed indilazionabile per la nascita di un nuovo e più vitale rapporto tra arte e metropoli.

    Per il “Politecnico XX Arte”, Giovanna De Sanctis, Roma Maggio ’95
    Per Giulio, per Silvia, per Elisa, per tutti quelli che se ne sono andati, ma non dal nostro cuore.

    Barbara Martusciello

    “Preserviamoci” è un progetto di Mostra che chiama ad intervenire 60 artisti contemporanei sul tema CONDOM.
    La mostra non ha, ovviamente, fini di lucro e non si appoggia a nulla che sia patinato, a partire dagli inviti e dal catalogo: la scelta degli artisti invitati è parziale ed arbitraria come ogni “scelta” (nell’accezione corretta del termine) ma non ha prediletto né determinate correnti né privilegiato tendenze a scapito di altre: questa non è una Mostra storica, ma ideologica. Il Condom, dunque.
    Il Condom come protezione da virus e da maternità/paternità indesiderate; il Condom per essere liberi; di amare – giocare – trasgredire con “regole” che devono essere decise, eventualmente, né dallo Stato né dalla Chiesa, ma solo dagli attori del rapporto prescelto ed instaurato.
    Ognuno è padrone del proprio corpo e della propria sessualità. Scegliere cosa è giusto e sano per sé stessi è e deve essere possibile a tutti.
    Premesso ciò, con questa collettiva si intende ribadire l’urgenza di chiarezza nei confronti dell’argomento PRESERVATIVO, contro falsi – e a questo punto colpevoli – tabù, contro reazionari divieti, antistoriche reticenze e contro l’ignoranza in merito; a favore di una circolazione corretta e massiccia dell’informazione e di campagne di prevenzione adeguate alle esigenze di una società civilizzata e delle “pari opportunità”.
    La SALUTE è un diritto d’ognuno ed è dovere dello Stato difendere e promuovere ciò che spetta a tutti senza nessuna discriminazione.
    L’iniziativa si pone come testimonianza da parte del mondo dell’arte d’una delle tante cose del mondo “esterno”, ciò ovviamente senza che le opere siano rappresentazione pedissequa della realtà o contengano significati precostituiti immutabili, o, ancora, siano portatrici di qualità universali invariabili.
    Le opere – l`arte – debbono riuscire a partecipare alla costituzione e trasmissione di nuovi “linguaggi” di comunicazione, etici o/e estetici che siano, che si pongano come realtà equivalente o altra; l’arte – e le sue opere – debbono costituire un complesso sistema di segni (meglio se rizomatico) che superi il limite epocale – pur se figlio del proprio tempo – per estender la propria validità ed attualità oltre le barriere temporali e geografiche.
    Ogni esperienza conoscitiva alla base dell’opera – e quindi precedente – è ammissibile solo se rientra nei suoi elementi costitutivi, oggi più che mai dilatati; e altrettanto vero che uno sforzo è imprescindibile affinché si riattivi un rapporto tra arte e società. Per metterla in discussione, magari per rifiutarla, ma solo dopo essersi posti il problema. La questione è aperta.
    Quella che con questa mostra e stata posta, affrontata in modo propositivo, è solo una delle tante. Non abbiamo nessuna presunzione dogmatica, ma una attenzione nei confronti di un coinvolgimento quanto più ampio e vario possibile di pubblico – quei fruitori che l’arte ha via via perso per strada – di diversa appartenenza: sociale, generazionale, culturale.
    Nello specifico, speriamo inoltre che, finalmente, alla parola PROFILATTICO nessuno abbassi più la voce, né metta veti o si scandalizzi, né arrossisca (o non sappia dove e a chi rivolgersi per acquistarlo o saperne di più), viceversa, che questo oggetto diventi sempre più parte d’uso e costume comuni.

    Associazione Nazionale per la Lotta contro l’A.I.D.S.
    Prof. Ferdinando Aiuti, Presidente ANLAIDS

    La ricerca scientifica ha inequivocabilmente dimostrato che l’impiego corretto del condom riduce il rischio di trasmissione delle infezioni veneree, tra cui vanno inserite l’epatite B e l’infezione da HIV.
    Sono state fornite dai ricercatori dimostrazioni che il profilattico ha eliminato il rischio di trasmissione da HIV in coppie stabili in cui uno dei due partner è HIV positivo, che il rischio di trasmissione per via sessuale da positivo a negativo, stimato senza profilattico in 1 a 200, con l’uso del profilattico si riduce fino a 1 a 20.000 !! Quindi significa che in parte lo annulla.
    In tutti i Paesi in cui sono state fatte campagne dirette all’impiego del condom, l’infezione da HIV si è rallentata o e in diminuzione, mentre nei Paesi ove non è stata fatta alcuna prevenzione IIAIDS è in continuo aumento.
    Questi sono i fatti veri che devono far riflettere genitori, giovani, politici e amministratori. L’AIDS è divenuta la prima causa di morte in fasce di età tra i 18 e 56 anni, in alcune regioni italiane. Dobbiamo fermare questa strage.
    Il corretto e costante uso del condom è al primo posto per la prevenzione dell’infezione; questo non che i giovani non debbano anche essere educati alla fedeltà di coppia, a modificare i comportamenti a rischio, a non fare uso di droghe e a recarsi a fare il test HIV in caso di rischi passati.

    Associazione Nazionale per la Lotta contro l’A.I.D.S.
    ANLAIDS Sezione Laziale e Solidarietà
    Francesca Danese, Presidente ANLAIDS Sezione Laziale

    Con gioia aderiamo all’iniziativa da Voi promossa e siamo ben lieti di sostenerla perché riteniamo estremamente valido intervenire in tutti i modi per evidenziare la validità dell’informazione e della prevenzione sull’AIDS. Ancora più lodevole la modalità scelta coinvolgendo lane, rendendo in tal modo più accettabile e più recepibile un messaggio che di per sé è purtroppo ancora difficile diffondere.
    L’ANLAIDS opera ormai da 10 anni nella lotta contro l’AIDS attraverso varie forme: informazione, assistenza, sostegno psicologico, campagne di prevenzione.
    Il rapporto diretto con le persone sieropositive, che soprattutto negli ultimi tempi è andato intensificandosi, ci ha portato ad una decisa constatazione; c’è una terapia molto valida di cui purtroppo solo pochi possono usufruire.
    Si potrebbe ritenere che e un’assurdità, dato che la ricerca non sembra ancora aver dato risposte risolutive, pur impegnata al massimo; eppure è così! La medicina che noi somministriamo ogni giorno è la solidarietà. Sembra tanto banale e forse assurdo, eppure è ancora tanto difficile trovare un sorriso spontaneo, un gesto amichevole; ancora si discrimina, si allontana, si sfugge palesemente o, peggio, maniera ambigua, chi e sieropositivo.
    Se un rimedio clinico si sta ancora cercando, impegniamoci tutti perché un po’ di solidarietà data con cuore, con la convinzione di chi sa che nulla si rischia avendo per amica una persona sieropositiva, certamente aiutare a vivere meglio.

    Il fiocco rosso simbolo di solidarietà non appuntiamolo sul petto, ma portiamolo nel cuore.

    Antonio Arevalo
    DOMUS HADES

    DOMUS HADES

    Miserum Eius Cur

    i

    Pensano all’intimo silenzio dall’oppio

    lasciato sul suo profilo umido

    Suppose Immaginò

    tutto il dolore di un ricordo occulto

    Suppose

    volti, baci, il bagno di una sposa

    in polvere di perle

    Immaginò

    di chiamarsi nessuna di vivere chissà dove

    Suppose

    questa scrittura alla deriva nei mari

    [Sulle sue labbra naufragava una pioggia di lucciole]

    ricordare che una notte senza sapere perché

    di lordura e rancore il cuore hai colmato

    ii

    il mare confonde le sue acque

    le sere tante volte

    inventate

    con l’immagine di un cielo azzurro

    di un mare

    Tu

    immaginalo azzurro

    iii

    Luce di stella infranta quella notte

    e setto questo cielo muto nel fuggiamo

    Senti!

    Senti?

    Tutte le ombre dell’aria ci ameranno

    [S’unì con la bocca agli uni

    Agli altri

    e chiamò la luce giorno

    e le tenebre notte]

    I chiodi desolati Le desolate spine

    La falena della notte

    giace in cenere

    disciolta

    rimarrà l’indorato sull’asfalto

    lasciata dal passo del martirio

    FUGIT IRREPARABILE TEMPU5

    Alessandra Casella
    EXTRACOMUNITARIEXTRA

    I giapponesi d’oggi non sono eroticamente credibili. Oppure sono dotati di un curioso “senso dell’umorismo. Il preservativo col microdisco che suona “La cavalcata delle Valchirie“ durante l’amplesso, aumentando di volume a seconda del ritmo della scopata, mi sembra sinceramente delirante. Pensate in Italia…un bel condom con “La locomotiva” di Guccini. Il vero sesso consapevole.
    Gli occidentali risolvono diversamente, e si affidano all’effetto sorpresa con i preservativi stimolanti – quelli dotati delle più fantasiose ed inquietanti protuberanze. Fai conoscenza con una supposta e all’improvviso ti ritrovi davanti il Soyuz 17.
    Ci sono poi i condom saporiti – fragola, mango, frutti tropicali… Assaggiarli è un’esperienza da nouvelle cusine. Spesso anche per l’entità delle porzioni.
    E poi i più classici, i condom che s’ammosciano. I più venduti in Italia; non appena si indossano, l’effetto è immediato.
    Infine ci sono quelli neri. Non per dimensione: per colore. Quelli non li vuole nessuno. Il nero, si sa, smagrisce…
    Comunque sia, il preservativo è come la mamma. Rompe il cazzo, ma e bello sapere che c’è.

    Stefania Casini
    IL PRESERVATIVO

    Signore e signori buongiorno, forse sarebbe meglio dire buonasera, vista la fascia oraria in cui generalmente entro in servizio, sono il PRESERVATIVO. Si è tornato a parlare di me e mi godo questo momento di popolarità, ma prendo la parola perché c’è ancora qualcuno che diffida o peggio storce il naso. Voglio premettere che sono affidabile, un’esperienza pluridecennale, ma il cuore (di caucciù) e rimasto giovane.
    Oh, agli esordi è stata una faticaccia, vivevo praticamene in clandestinità, relegato negli scaffali bui delle farmacie. Quando poi finalmente il sesso s’è liberato e speravo in una vita quotidiana più agiata, magari al calduccio in un bel mobiletto tutto specchi e profumi, è arrivata quell’odiosa di una pillola.
    Appena nata e subito diventata una star, quella Barbie degli anticoncezionali, zuccherosa e patinata. E io sono rimasto confinato negli scaffali bui, che poi l’umidità mi fa male. Ho atteso pazientemente ma rieccomi in pista.
    Mi hanno rifatto il look, sono più spensierato, rivestito con jeans, carte da gioco, colori sgargianti, insomma si sono accorti che sono un tipetto simpatico e qualche volta spiritoso.
    Oddio, io mi vedrei benissimo in “Armani”, per il momento mi accontento di quest’immagine “giovane”, ma vi assicuro che griffato sarei uno schianto. Ebbene si, è ora che si scopra la parte ludica di me, cominciate a vedermi come trastullo invece che una penitenza, perché, credetemi, ho molte frecce al mio arco. Sono sensibile, delicato, posso diventare oggetto di tenera complicità, o scatenare turbolente fantasie erotiche. Si, e inutile che fai quella faccia cara quarantenne, che SOSPIRI ma ti RITIRI perché ti “smosci” se devi richiedermi. IO posso essere un nuovo gioco erotico, e tu lo sai bene, visto quanto fai durare i preliminari
    Certo adesso che sono entrato in “società” mi piacerebbe spostarmi un po’ da questi banconi, anche perché della compagnia dei lassativi e delle gomme da masticare non ne posso più. Sempre le stesse chiacchiere sulla stipsi e l’alitosi!
    Vorrei farmi una cultura, mi piacerebbe stare nelle biblioteche, nelle università, nelle discoteche, vedere gente giovane, insomma divertirmi anche un po’. Vorrei creare come si dice “un rapporto stabile”: portatemi con voi!

    Massimo Caviglia
    VENUS

    “A bbonaa !! Lo sai che te fareii ?!! Sei troppo sorcaaaa !!”
    Passano i rituali 3 secondi di silenzio, dopo i quali aspetto il matematico “Vaffanculostronzo !” o il classico sguardo tra nausea e compassione. Invece lei mi sorride. Allora smetto di sorridere io; e di sicuro un trans brasiliano con 30 cm di sorpresina allegata. Faccio per andarmene, tanto il Colosseo d’estate è una miniera inesauribile. Di donne, dico, vediamo di capirci. Ma lei, con voce inequivocabilmente femminile ed accento francese, mi provoca con simpatia: Ehi, tu, sì tu, non ho capito bene: cosa dicevi che mi faresti?’ lo zitto. È chiaro: è una mignotta. E sfrontata, pure. Non ho mai pagato per scopare, figuriamoci se comincio oggi, cò ‘sto sole e tutte queste straniere.
    Giro di nuovo i tacchi e faccio per allontanarmi quando mi sento sfiorare leggermente il braccio e un buon profumo si spande intorno. È ancora lei: “Sarei felice di invitarti a cena; offro io, naturalmente.” La guardo fisso: è davvero carina, anzi meravigliosa, proprio bbona. Però sono combattuto. Accenno senza molta convinzione: “…Veramente ho già un mezzo impegno… “ Lei resiste allo sguardo con i suoi occhioni verdi e fa: “Mi chiamo Michelle. Sai, trovo che in fondo in fondo sei molto dolce e anche simpatico. Proprio il mio tipo, direi: un latin lover duro ma dal cuore tenero… Ho indovinato?” Mi sciolgo: “Anche tu sei niente male…” accenno. Poi la cosa va da sé. Saranno stati i 32 gradi all’ombra, saranno stati i Martini, dopo un quarto d’ora siamo su da me. Ma il cervelletto continua a girare: e se fosse una ladra? Questa mi stende e mi svuota casa. Vabbè che il pezzo più prezioso è il trofeo in bronzo del torneo scapoli-ammogliati a Riccione l’altr’anno. “‘Caro, credi che sia prudente andare in giro per Roma con i soldi in borsa?” mi fa mostrando 6 rotoli da mille dollari tenuti con l’elastico. “No, bella, meglio lasciarli nella cassaforte dell’albergo” rispondo “Quale il tuo?” Silenzio. Si fa strada un’atroce certezza: è una sexi-Killer, una che uccide contagiando di Aids tutti quelli che incontra, per vendicarsi di chi l’ha rifilato a lei. La sua voce mi sorprende nel ragionamento; “Non ti spogli, tesoro? Sei un po’ teso…ah, capisco, …tranquillizzati, non temere…ecco, questo è il certificato di sieronegatività” e tira fuori dalla borsetta un folio del laboratorio mentre con l’altra man mano si slaccia il reggiseno. È tutto chiaro/ vuole un figlio da me! Sai quante lo fanno. Meglio dell’inseminazione artificiale: si sceglie il donatore, si preleva di persona e via! Si, ma quando torna al suo Paese, il ragazzino chi lo vede più? …E magari mi obbligano pure a mantenerlo! No, no…io uso il preservativo. Lei mi anticipa di un secondo: “Vado un attimo al bagno a mettere il diaframma. Comunque per sicurezza prendo anche la pillola…“ Ripongo il profilattico nel portafoglio e mi rilasso: adesso sono veramente tranquillo. Mi tolgo anche i calzini, che non fa fine… Lei esce dal bagno. Venere doveva essere così, quando si è aperta la conchiglia. Che devo dire, sarà una ninfomane ma è meravigliosa, Mi accarezza li, sussurrando: ”Piano, ti prego, e sii molto dolce: e la prima volta, sono vergine.”
    Allora ce l’ho messa tutta: tutta la mia esperienza, tutta la mia passione, tutto il mio amore, Fino a sentirmi svuotato, frantumato, proprio un bel trip. Nel senso di viaggio. Ma davvero, dico.
    Quando mi sveglio sono in manette. Abbiamo fatto qualche giochino sadomaso? Ah, no, adesso ricordo. Lo spiego anche al brigadiere qui presente, mentre mi passa le mutande per rivestirmi.
    È accaduto che lei mi stava per trasportare sul suo pianeta; usano la scomposizione molecolare. Praticamente funziona così: loro aspirano te dal tuo sesso con il loro sesso (dice che il termine “aspirare” e volgare? ma no, guardi, e appropriato; comunque se vuole può mettere sul verbale “succhiare”); ti aspirano, dicevo, durante il coito e ti trasportano in un’altra dimensione. Per farci che? Brigadiè, piano con gli insulti, conosco i miei diritti.
    Comunque se stavo a sentire papà non succedeva. Me lo diceva sempre papà: compra il preservativo, portati dietro il preservativo, usa il preservativo. E invece l’ho dovuta strozzare, sennò chissà dove mi teletrasportava. A me non piace viaggiare cosi.
    Per fortuna che quello nel portafoglio ce l’ho ancora. Perché dice che dove andrò non mi serve, brigadiè? Serve, serve, un buon preservativo serve sempre.

    Stefano Disegni

    Sulla necessità di indossare preservativi siamo tutti schierati. Il problema è quando. Non intendo dire se a colazione, o al cinema o durante il cenone di Capodanno. Voglio dire, in quale fase dell’incontro sessuale e più giusto passare alla, vestizione del reuccio? Prima di ogni contatto, cosi dopo possiamo dedicarci a palpeggiamenti e slinguate senza noiose interruzioni?
    Ogni uomo di buon senso sa che qualsiasi tentativo di far indossare alcunché di gomma a un pene della consistenza di una lumaca particolarmente giù di corda, risulta goffo e improduttivo, un vero attentato all’autostima.
    Meglio attendere i primi effetti dell’eccitazione e poi beccare l’amico di sorpresa. Ma di quanta eccitazione si necessita per garantirsi un mantenimento di consistenza bastevole per il tempo della vestizione?
    L’amico, come va su, ci mette un niente a tornare giù, specie se il suo proprietario:
    1) si vergogna come una bestia per ciò che sta facendo
    2) non riesce a srotolare il gommino perché non intravede il verso giusto
    3) nella fretta di scongiurare la detumescenza del suo arnese, si spara una formidabile elasticata sul glande, che sensibiluccio com’è, si risente e se ne torna velocemente al riparo, e poi non si fida più.
    Meglio allora attendere di essere giunti a maturazione certa e irreversibile? E chi glielo dice alla partner, pure lei giunta a maturazione certa e irreversibile con tanto di sbuffi, mugolii e se va male (i vicini… ) urla selvagge, che ci fermiamo per adornare il fratellino? E soprattutto, come dirglielo?
    Evitiamo “Scusa, vado in bagno un secondo” se non vogliamo farla sentire come un lassativo. “Stiamo attenti a non fare bambini”, apparentemente una comunicazione piana e senza ombre semantiche, scatena due possibili reazioni: 1) lei prende la pillola e si offende perché la reputate una mentecatta incauta 2) lei non prende la pillola e si offende perché avete dimostrato di non volere implicazioni profonde nel vostro rapporto, e giù discussione-fiume con ammosciamento definitivo, morale e fisico.
    Meglio fare gli allegrotti e dire “Mi aiuti un po’?” sventolando l’oggettino di caucciù (ancora nella bustina, per carità, sennò incappate nell’effetto “calza-della-befana”).
    A questo punto non resta che sperare che la fanciulla “ce sappia fa’” e sia lesta, perché se sta troppo li ad armeggiare, s’ infila, non s’ infila, no scusa, un attimo, lo ritolgo, ecco lo rimetto, lo tiro giù, no un po’ più su, no più giù, il fratellino si stufa, esplode le sue cartucce e poi, ragazzi, alé, da capo.
    Si fa presto a dire “preservativo”…

    Paolo Di Pasquale
    MOON, MONITI, MONITOR, ETC…

    La Marisa tornava nella tiepida e polverosa serata romana di primavera dalla Bologna delle “Torri e degli Asinelli”.
    Bruciato seisettemilioni di semafori per arrivare in orario con la mia preda coltivata in serra in una soluzione tecno-romantica, libido sensuale e schivato una processione felliniana di devoti lungo la Cristoforo Colombo in cui tutti piangevano lacrime di sangue meno l’icona della Madonna in vetroresina eccomi frizzante come un’alka seltzer al cospetto della florida Marisa, la mia fabbrica dei sogni minata dall’oscura inquietudine della processione poco prima incrociata. Rapire la Marisa è stato facile ma forse son io il sequestrato, questo poco importa. Guido tanto per guidare sino all’attichetto di Borgo.
    La cupola di San Pietro come immensa astronave spilberghiana pare planare e divorare l’intorno e una seconda oscura inquietudine mi perfora i pensieri. Poco dopo inizia la nostra danza che entro pochi minuti dovrebbe sfociare in una specie di faida e che in generale ci dovrebbe lasciare esausti e neutri davanti al monitor acceso sul mondo o a contemplare il cielo di yogurt quasi mai stellato. Ma quella sera accadde l’imponderabile. Gli impulsi che rendono in generale lui orgoglioso come un bambino e finalmente sincero come una qualsiasi creatura di questo pianeta parevano non coincidere mai con i tempi tecnici di installazione dello strumento scomunicato e vilipeso da un certo tipo di morale con “sfumature integraliste”. Quella sera il lattice frustrò persino la legge fisica dei vasi comunicanti.
    Così il tempo passava, le installazioni fallivano una dopo l’altra come in una crudele candid camera senza fine e tra le prime risate e le ultime imprecazioni la TV sempre accesa come un camino cortocircuito mandando in fumo parte della camera da letto.
    Verso l’alba come relitti ossidati dalla ruggine vagavamo senza meta, l’ultimo raggio di luna spense l’illuminazione stradale e mi trovai a riflettere piuttosto preoccupato sulle due visioni della notte precedente.
    La settimana dopo eravamo a Bologna e lì le cose andarono decisamente meglio nonostante San Petronio….

    Alessandro Haber

    “Preserviamo almeno lo sguardo”

    Alessandro Haber

    Mario Marenco

    Entusiasta adesione e sostegno per una delle poche iniziative valide e concrete che si realizza

    Maria Amelia Monti

    VORREI UN PRESERVATIVO COSÌ GROSSO! ESISTE?

    Maria Amelia Monti

    Paola Pascolini
    DILEMMA DI UNA SERATA UN PO’ TRASGRESSIVA

    Va bene, ma come glielo dico: “Indossa il preservativo?”…Si: ”Vesti la giubba e la faccia infarina.. fa melodramma… No, meglio: “Che ne pensi del Condom?”… Crederà che voglia aprire un dibattito…Insomma non è un bambino, quindi potrebbe anche pensarci da solo … macché, proprio perché non è un bambino non ci pensa affatto, appartiene alla trogloditica generazione A.A.: Ante AIDS … quella per cui Condom era ritenuta un’abbreviazione di CONDOMINIO. L’Hatù una chance in più e il Settebello un Intercity … allora usava così, si era appena scoperto il sesso, non si poteva subito ricoprirlo … La butterei su qualcosa di soltanto suggerito: “Ti ha detto niente Lupo Alberto?”… Attenzione da qui a Tex Willer … e alle confidenze sull’adolescenza il passo potrebbe essere breve. Spiritoso: “Lo metti il cappuccio,”… Fa P.2 … Inquisitorio: “Non hai dimenticato di metter su qualcosa?”… C’è rischio che si alzi e metta su un Compact … Perentorio: “O col preservativo o non se ne fa niente” No … così non ce la faccio è maleducato…certo, poi sulla mia tomba ci scriveranno “MORÌ PER EDUCAZIONE”… Disinvolta: “Dove li tieni i preservativi?”… Magari mi dice: “Terzo cassetto a destra e tanto che ti alzi portami pure un bicchiere d’acqua”… Non ci si può porre subito come la Geisha del Profilattico … Ma chi me l’ha fatto fare ad accettare il suo invito a cena? Me ne stavo a casa che c’era pure Santoro alla TV e avevo la coscienza a posto, quella politica e quella sanitaria …
    “come dici caro? Mi secca se metti, indossi … sì, che ce l’ho presente Lupo Alberto..e non è un Intercity e non è neanche iscritto alla P.2 .., Ah, ho capito.. che buffo che sei … certo lo so che sei sanissimo .. e naturalmente sono sanissima anch’io.. ma no, (SOSPIRO DI SOLLIEVO) certo che no … se tieni … perché dovrebbe seccarmi?”

    Gianni Piacentini

    MI RACCONTAVA NEVILLE CHE ORMAI UNA DECINA DI ANNI FA IN AUSTRALIA UN GIOVANE VIVEVA DA SOLO COI GENITORI IN UNA FATTORIA TOTALMENTE ISOLATA. NON AVEVA MAI INCONTRATO PERSONA. UNICI COLLEGAMENTI COLL’ESTERNO LA TV E LA POSTA CHE VENIVA LANCIATA SUL TERRENO DAGLI AEROPLANL QUESTO GIOVANE UN GIORNO SI FECE CORAGGIO E SCRISSE AL “SERVIZIO DI CONSULENZA CONTRO L’AIDS” PER CHIARIRE SE A CONTATTO COL PROPRIO SPERMA SI FOSSE POTUTO CONTAGIARE. ALTRO CONTAGIO ERA IN CORSO.

    Gegè Telesforo
    L’IMPORTANZA DELL’ABS

    Un uggioso pomeriggio “monsonico” io e Caterina, un*extra-comunitaria extra conosciuta durante quei pochi giorni di vacanza a Bali, guardando dal letto le nuvole gonfie e grigie, decidemmo che, si, era meglio restare lì sotto la zanzariera a fare il gioco che più ci piaceva; quello delle presentazioni. lo presentavo il mio “lui” alla sua “lei” e spesso da questo incontro nascevano situazioni interessanti.
    Ma, presentazioni già fatte, Caterina si accorse che il mio “lui” nella fretta di arrivare puntuale all’incontro, aveva scordato di indossare un vestito adatto per l’occasione. Mi guardò perplessa. Capii l’imbarazzo e in un attimo le proposi il mio campionario; chiodato da neve, largo da pioggia, aderente da ghiaccio, fluorescente fendinebbia, protettivo anti-UVA ….
    Sondai il terreno ed optammo per un modello da pioggia con il battistrada un po’ largo. Fu una scelta felice. Facemmo molta strada quel pomeriggio, tanto da arrivare al mattino senza accorgercene. Tutto era stato perfetto ed aveva anche smesso di piovere. Pensammo al mare, fu un attimo e ci ritrovammo sullo scooter di Caterina diretti verso la spiaggia. Il sole era già alto, l’aria era bella e tiepida, sorridevamo ammiccanti, pronti per collaudare un nuovo modello: il “ROMMEL” quello ondulato da sabbia ….

    Hanno partecipato:

    Hanno partecipato:
    A. Ajò
    G. Albanese
    P. Angelosanto
    A. Arevalo
    A. Assaf
    M. Basilè
    F. Bechu
    D. Belkhoudir
    L. Billi
    T. Binga
    G. Boresta
    N. Bournens
    C. Canè
    R. Carbone
    G. Casolaro
    M. Catalani
    F. Cenci
    P. Cesarini Sforza
    A. Ciampi
    E. Consolazione
    G. De Sanctis
    M. Dompè
    P. Echaurren
    T. Eshetu
    G. Fadda
    G. Fiume
    R. Foschi
    F. Gasparri
    W. Germondari
    I. Gerosa
    R. Giacomello
    P. Humeres
    F. Impellizzeri
    Y. S. Kim
    M. Laplante
    M. Livadiotti
    R. Mambor
    M. Maranzano
    S. Mileto
    T. Montemaggiori
    L. Moro
    L. Palmieri
    A. Parres
    L. Patella
    C. Peill
    G. Piacentini
    C. Pieroni
    G. Polegri
    B. Ravnkilde
    M. Riescher
    M. Ruiu
    A. Salvino
    M. Sasso
    S. Talayero
    O. Turco
    A. Vannetti
    L. Vernieri
    E. Villalta Marzi
    G. Vinciguerra

    Link al sito di Giovanna De Sanctis

    Da articolo di ADNKronos
    MOSTRE: ”PRESERVIAMOCI”, E’ DI SCENA IL CONDOM
    Roma, 26 mag. -(Adnkronos)- ”Preserviamoci” è il titolo di una mostra, inaugurata ieri a Roma, ospitata nel negozio di modernariato Dakota in via del Seminario 111, dove è di scena il condom. La mostra vuole essere un momento di ”riflessione, ma anche informazione, prevenzione e lotta all’Aids”. Una mostra tematica, affrontata dai curatori e dagli artisti con taglio propositivo, mirando al coinvolgimento del pubblico di diverse appartenenze socio-culturali, generazionali, ”affinché’ alla parola profilattico nessuno abbassi più la voce, né metta veti o si scandalizzi né arrossisca, viceversa che diventi sempre più parte d’uso e costume comuni”.
    ”’Preserviamoci’ è un progetto di mostra che chiama ad intervenire 60 artisti contemporanei sul tema del condom -spiega Barbara Martusciello, critica d’arte- La mostra non ha fini di lucro e non si appoggia a nulla che sia patinato, a partire dagli inviti e dal catalogo: la scelta degli artisti invitati è parziale ed arbitraria come ogni ‘scelta’ ma non ha prediletto ne’ determinate correnti ne’ privilegiato tendenze a scapito di altre, non è una mostra storica ma ideologica. Il condom come protezione dal virus e da maternità/paternità indesiderate; il condom per essere liberi di amare, giocare, trasgredire con ‘regole’ che devono essere decise, eventualmente, né dallo Stato né dalla Chiesa, ma solo dagli attori del rapporto prescelto e instaurato”. (segue)
    (Rem/Pn/Adnkronos)
    Fonte: ADN KRONOS

    DA LA REPUBBLICA, GIUGNO 1995
    Mostra sul tema del profilattico per iniziativa del Politecnico. Alessandro Haber, ironico e trasgressivo come sempre, propone: «Preserviamoci almeno lo sguardo». La sua, però, è una provocazione solitaria: i cinquanta artisti chiamati dall’Associazione Il Politecnico e da Barbara Martuscello a esprimersi sul tema del condom, non hanno lasciato nelle loro opere traccia di humour, anzi, hanno affrontato il tema dell’Aids e della paternità/maternità indesiderate, non solo con serietà, ma spesso con toni drammatici. Tra i più duri nell’affrontare il discorso, Gea Casolaro, che costruisce una vetrinetta intitolata “Quel che mi resta di te”, dove tra oggetti personali e da toeletta campeggia la rossa provetta con “Il virus che hai lasciato nel mio sangue”. E poi Paulina Humeres, che accoppia a un’antica immagine classica del corpo umano un tubo da fleboclisi, Luigi Billi, che propone un’immagine del Papa in piazza San Pietro attorniato dalla folla con la scritta “Fe-deli non uccideteci”, e Massimo Ruiu, che ironizza sulla verginità della Madonna. Aids, prevenzione, come elementi della vita quotidiana. Questo il senso dell’opera concettuale di Fabio Gasparri, una bella foto di strada cittadina che racconta la realtà senza commenti per permettere ai sentimenti di esistere. Ecco i cuori incellofanati di Primarosa Cesarini Sforza, le due tele “R.e.b.u.s. A-.m.a.r.e.” di Renato Mambor, e l’angelo che vola sopra la città, proteggendola, di Mario Sasso. E ancora gli appelli colorati e festosi per l’uso del condom: Carlo Cane cita la “Creazione” di Michelangelo, Bruno Burnens propone un aereo di legno attrezzato per il decollo, Birgit Ravnkide agita uno stendardo rosso, Francesco Impellizzeri offre un intero kit di preservativi a sorpresa, Esteban Villalta dipinge a colori pop la scritta Save Sex. E per finire un artista “fatalista”: Giovanni Albanese. La sua opera è un’installazione: un pesciolino rosso nuota nell’acqua mentre da una cornetta del telefono risuona una canzone appassionata di Salvatore di Giacomo. Nessuna traccia di condom, piuttosto un bigliettino che dice: “Fai di me quello che vuoi”.
    LINDA DE SANCTIS LA REPUBBLICA – GIUGNO 1995 UN CONDOM PER 50 ARTISTI NELLA BATTAGLIA CONTRO L’AIDS