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Quadriennale

    Invito

    Scheda di iscrizione

    Cartello per l’accesso alla Quadriennale

    Albero

    Invito della Quadriennale

    Comunicato stampa della Quadriennale

    qualche immagine dello spazio espositivo

    Ma solo l’operazione messa in atto durante e dentro la Quadriennale da Cesare Pietroiusti- Giochi del senso e/o non senso – riesce a sottolineare i paradossi dell’evento. Dilatando all’eccesso l’invito, esteso a tutti coloro che si ritenessero artisti esclusi dalla manifestazione, ottiene come risultato l’adesione compatta di circa 260 artisti e provoca scompiglio all’interno della lineare manifestazione. 

    Tratto da: A Roma… Una parte della storia, dal 1980 al 1998. di Claudia Colasanti

    Invito alla Quadriennale (1996)
    Nella primavera del 1996 ricevetti l’invito a partecipare alla XII Quadriennale di Roma. Alla soddisfazione si accompagnava il disappunto di verificare che, fra i 170 artisti invitati non ce ne era praticamente nessuno di tutti quelli con cui avevo, negli anni precedenti, condiviso esperienze e prese di posizione. Di conseguenza, decisi di allargare l’invito ricevuto e di proporre a quegli artisti-amici di esporre, con me, nello spazio messo a disposizione per i miei lavori (quantificato, per regolamento, in 16 metri quadrati). Fra gli altri, ne parlai al gruppo di artisti (e non), di cui facevo parte, denominato «Giochi del senso e/o nonsenso».

    Tratto da:  Cesare Pietroiusti Doppio legame
    Trappola neoliberista e controparadosso artistico
    AURA
    su operavivamagazine.org

    Qualche anno dopo, nel 1996, è invitato a partecipare alla XII Quadriennale di Roma, un’esibizione che si costituisce dietro l’ipotesi di poter dare visibilità a tutti quegli artisti che abbiano fatto, negli ultimi anni, un lavoro sufficientemente continuativo e qualitativamente accettabile. Indeciso se parteciparvici o no, compie un’operazione polemica; lo spazio a sua disposizione è di circa 16 m². Pietroiusti gira l’invito ad altri artisti che a suo parere dovrebbero essere stati coinvolti ad esporre nello spazio a lui riservato. L’invito si estende poi agli artisti invitati dai primi artisti, fino ad aprire l’invito a chiunque voglia partecipare. Qualche riga sul quotidiano Il messaggero informa della possibilità di partecipare all’esibizione in maniera del tutto libera e gratuita.
    Lo studio dell’artista diventa un ufficio che accoglie le opere di qualsiasi autore voglia partecipare. Il risultato, nella sala della Quadriennale, è un’esibizione di centinaia di opere di centinaia di artisti. Pietroiusti disegna uno schema ad albero della diramazione degli inviti. Seguono incontri e riunioni degli artisti prima, durante e dopo la Quadriennale, dove si discute degli spazi e dei sistemi destinati all’arte in Italia. L’invito all’artista si tramuta in un lavoro del collettivo I Giochi del Senso e/o del Non-Senso, un gruppo che si interessa della messa in questione delle barriere fra arte e realtà, fra cultura alta e bassa. Centinaia di autori partecipano all’esposizione, riservata ai soli artisti invitati dall’Istituzione. L’artista utilizza le faglie del sistema organizzativo della grande mostra (a cui critica uno stampo antico e fascista) per aprire lo spazio a chiunque voglia partecipare. La proposta di ampliare l’invito non vuole e non può dare chissà quali possibilità a coloro che sono stati esclusi, ma intende metterne in luce un meccanismo altrimenti oscuro. È chiaro come, in tutte queste opere, la ricerca è tesa alla relazione con l’altro, alla creazione di un tessuto relazionale, o alla messa in discussione delle norme sociali.

    Tratto da: for you Il dono nell’arte contemporanea, di Miriam Elettra Vaccari. Uncolsed.eu